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12.1.07

PROSSIME MANIFESTAZIONI DA PARTECIPARE


Ultramaratona del Lago Trasimeno
11 Marzo 2007 - 6° Strasimeno
La Strasimeno è la ultramaratona del Parco del Trasimeno di 58 km che si sviluppa lungo le coste del Lago Trasimeno, con partenza ed arrivo a Castiglione del Lago, il più grande dei comuni lucustri.
Quest'anno oltre alla ultramaratona sono previsti i traguardi intermedi di 14.5 km (Tuoro) valido come VI campionato italiano farmacisti, la mezza maratona (Passignano), 30.7 km (Magione) e la maratona (Santarcangelo).
La prossima Strasimeno si svolgerà il 11 Marzo 2007, le iscrizioni sono aperte fino al 6 Marzo 2007



5.1.07

CHIAMALE EMOZIONI....... MDS 2004

Domani si parte, il ritrovo del gruppo italiano è all´aeroporto di Milano Malpensa. Già comincio ad assaporare l´euforia e l´emozione che mi accompagneranno per tutta la durata della gara. Sono ormai mesi che aspetto e mesi che mi alleno duramente. Eccoci finalmente pronti a partire per Ouarzazate. Nuovi volti di coloro che sono presenti per la prima volta come me che lasciano trasparire un nervosismo che si può quasi toccare Le nostre domande alle “vecchie volpi” sono timide, direi quasi riverenti. Cerchiamo i volti dei noti campioni, li guardiamo in un rispettoso silenzio pieno di ammirazione, quasi per cercare di captarne i loro segreti. Ci sono poi anche quelli che, forse per mascherare la loro insicurezza, “sbruffonano” elencando prestazioni da far sbalordire. Tra qualche giorno alcuni di loro arriveranno con la coda tra le gambe perché il Deserto rende tutti umili..Ho quasi 43 anni, sono alla mia prima partecipazione e mi ritrovo emozionato come un bambino, buon segno non avere perso l´entusiasmo e, soprattutto scoprire il rispetto per il Deserto. Il rispetto è importante, sei in casa sua, guai a trasgredire alle sue regole!E´ l´ora dell´imbarco, ci risentiamo dal Campo Base.Siamo in avvicinamento, stipati in un autobus, in direzione Deserto. Molti ancora non sanno, non si immaginano come sarà l´ultima parte del trasferimento. Ad un punto prestabilito dalla Organizzazione abbandoniamo il confortevole autobus climatizzato per proseguire su camions solitamente adibiti al trasporto di animali. Questo è il primo dei due “points of no return”. Sorpresa per molti, sorrisi, alcuni di imbarazzo, di insicurezza, per altri. Il trasferimento dura una buona mezz´ora durante la quale gli autisti si lanciano in una corsa sfrenata, in competizione l´uno con l´altro, incuranti del fatto che l´equilibrio nel cassone è alquanto precario. Grazie al fatto che siamo pressati come sardine in scatola, riusciamo a sopravvivere, in piedi, a questo primo passo verso una realtà che molti ancora non conoscono.
Il bivacco è diviso in due: le tende bianche dell´Organizzazione e le tende nere dei partecipanti, nel centro la tenda medica, la tenda telefono, la tenda informazioni e la bacheca dove vengono esposte informazioni e nei giorni seguenti le classifiche. Questa divisione è un po´come la frontiera che sarà per noi invalicabile pena sanzioni. Prendiamo possesso delle rispettive tende che ci ospiteranno per l´intera settimana, altro passo verso la nuova realtà. Ancora sorridenti, puliti, pieni di entusiasmo ci dividiamo i pochi centimetri quadrati che ci spettano, operazione alquanto importante poiché quel poco spazio, che manterremo nello stesso ordine per tutta la durata della gara, dovrà servirci da letto, dispensa, cucina e per tutto quanto si renda necessario nei prossimi giorni.E arriva il secondo “point of no return”: dopo il controllo dello zaino e dei rispettivi documenti quali l´elettrocardiogramma, la lista dei cibi nonché i materiali d´obbligo, e dopo aver ricevuto la pastiglie di sale e il razzo di segnalazione, si consegna il bagaglio. Il distacco è definitivo, ognuno di noi resta con quanto ha addosso e quanto ha nello zaino, a mala pena 6 – 8 chili di “possedimenti”. Devo dire che per me è questo il momento più emozionante, quello che segnala il vero inizio dell' avventura. E il fatto di avere in mano il razzo, da sparare solo in caso di estrema necessità, dopo di che ci sarà comunque la squalifica, aggiunge uno strano senso di vulnerabilità, di insicurezza, si, anche un poco di paura. Ognuno torna alla propria tenda con quanto ora pare un misero fagotto di cose che ha scelto per le necessità dei prossimi giorni. Da qui non si torna più indietro se non gettando la spugna e indossando il vistoso braccialetto verde del ritirato. Si perché il ritirato, oltre a perdere l´assegno di cauzione e il cibo che portava con se, la sua dignità, verrà trattato con modi poco ragguardevoli. Verrà prelevato la mattina da un addetto della Organizzazione, gli verrà dato il cibo della Organizzazione stessa, verrà trasportato a piacimento della Organizzazione e quando farà loro comodo, verrà controllato a vista durante i pasti affinché non “contrabbandi” cibo o altro alle tende dei concorrenti e avrà l´ obbligo di pernottare nella propria tenda dividendo così i disagi dei concorrenti.La notte che precede la prima tappa è la prima delle numerose notti quasi insonni che trascorreremo tutti, cercando nel conforto del sacco a pelo il sollievo dalla stanchezza nonché dai vari dolori che ci accompagneranno per molti giorni.

Prima tappa: 28 km, direzione Cap 214°. A sorpresa alcuni concorrenti vengono chiamati al controllo antidoping, le provette verranno inviate ad un laboratorio di Parigi e i risultati si aspettano per la fine della gara. L´euforia, l´adrenalina, si tagliano con il coltello. Il via tra gridi e applausi accompagnati dall´elicottero che da un tono di avvenimento importante. Si corre, alcuni corrono ben oltre i loro limiti e c´è chi pagherà duramente questo primo approccio mal gestito, perché questa è veramente una gara di gestione delle proprie risorse: chi spende troppo all´inizio non ne avrà abbastanza per la fine. La tappa non è durissima, direi piuttosto monotona e difficile a causa del terreno che ci porta in una alternanza di terreni sabbiosi e di fastidiose pietraie che mettono a dura prova caviglie e ginocchia. Già oggi si riscontrano i primi ritiri. Già oggi si vedono girare per il bivacco le prime zoppicanti vittime di vesciche che trasformeranno la loro gara in una crescente sofferenza. Si protegge un piede lesionato e si crea una nuova lesione da altra parte, una volta innescato questo meccanismo è alquanto difficile venirne fuori.Una parte umoristica è la gestione dei propri bisogni corporali: la mattina, poco meno di 600 atleti lasciano la loro tenda con un rotolo di carta igienica e solitamente una bottiglia di acqua in mano alla ricerca di un lontano riparo: cespuglio, duna, roccia, il più lontano possibile dalla vista degli altri. Alcuni percorrono centinaia e centinaia di metri. A volte non ci sono né cespugli né rocce né tanto meno dune ed il problema diventa più difficile, almeno per i primi giorni. Lentamente ci si abitua a tutto, e ciò fa parte dell´abbruttimento al quale ognuno di noi è sottoposto, in poco tempo, senza più pudore, le distanze si accorciano e verso la fine si deve veramente stare attenti a dove si mettono i piedi!

Seconda tappa: 34 Km, direzione Cap 87°. L´euforia è in diminuzione, si parte con più cautela, è evidente che l´esperienza di ieri ha lasciato il segno. La tappa è più dura, la temperatura è salita, c´è vento. È praticamente una linea retta. Psicologicamente è difficile gestire un percorso del quale non si vede la fine, nel quale non c´è una curva che allevi la monotonia. La fila dei concorrenti si allunga, in lontananza si vedono i primi che scompariranno tra non molto e indietro non si riesce a scorgere la fine della colonna. Anche oggi ci sono ritiri, si paga per le follie di ieri.La vita di tenda è diventata una routine, colui che arriva per primo (è sempre il solito) raccoglie legna per tutti. Man mano che arrivano gli altri ci si organizza per rendere la tenda il più confortevole possibile. Vengono rimossi i tappeti e quindi le pietre sulle quali erano stati riposti (quasi abbiamo l´impressione che di proposito vengano scelti i posti meno comodi), con l´aiuto di una pietra o di un bastoncino si zappetta il terreno al fine di renderlo un poco più morbido, si accende il fuoco e ognuno si prepara il proprio “ intruglio”. Prima ancora che faccia buio già siamo nel sacco a pelo. E qui, dopo la sofferenza della giornata, inizia la sofferenza della notte. Il terreno è duro, soffia il vento che trasporta in volo la sabbia più fine che penetra letteralmente dappertutto; malgrado il passamontagna di seta ne sono piene le narici, le orecchie nonché gli occhi.
Col passare delle ore scende la temperatura al limite della sopportabilità, in compenso aumenta il mal di schiena. Gli incessanti “zip zip” dei sacchi a pelo che si aprono o si chiudono in continuazione nonché i “ruggiti” di chi riesce a dormire e russa sonoramente completano il quadro che sarà con noi ogni notte. È quasi una liberazione quando intorno alle 5 e mezza arrivano i “Ialla Ialla”, da noi così chiamati per la parola che scandiscono gli addetti allo smontaggio delle tende (forse significa: dai, dai) mentre si avvicinano per letteralmente toglierci la tenda di sopra il capo. Poco dopo arriveranno gli addetti ai tappeti che ci sfileranno i tappeti di sotto il posteriore. Buon giorno!

Terza tappa: Km 37, direzione Cap 72°. Anche questa mattina vengono controllati e pesati gli zaini di alcuni atleti: tutto regolare. Oggi ci sarà la prima resa dei conti. Ci aspettano 19 Km ininterrotti di gigantesche dune di sabbia dorata in un continuo sali scendi mozzafiato pieno di emozioni. La selezione è durissima. Una ventina i ritirati. E fortuna che il cielo è coperto da uno strato di nuvole che impediscono al sole di “cuocerci” rendendo la temperatura accettabile, altrimenti il tributo sarebbe stato molto più alto. La partenza è molto veloce, nonostante il Road Book sia molto chiaro a proposito delle difficoltà. A metà percorso un nostro compagno di tenda cede disidratato con il nostro aiuto cerchiamo di tenergli lo zaino e farlo arrivare . Arrivo stravolto, anche per me è stato un massacro. Sotto il tappeto ci sono grandi pietre, raccolgo le ultime forze e insieme agli amici si ripuliscono i nostri 10 metri quadrati. Una busta di liofilizzati seguito da una generosa porzione di parmigiano mi rimettono lentamente in sesto. Oggi, un gruppetto di campioni tra i quali Marco Gozzano e Marco Olmo, non trovandolo, saltano involontariamente il controllo 3 situato nel bel mezzo delle dune. Rischiano grosso perché oltre a un ´ora di penalità non hanno la possibilità di rifornirsi di acqua e il cammino è ancora lungo: da campioni che sono superano anche quell´ostacolo e arrivano provati al bivacco. La classifica generale viene notevolmente influenzata, ma così sono le ferree regole del MdS. Questa notte sarà lunghissima: la stanchezza accumulata rende abbastanza preoccupante la tappa di domani.

Quarta tappa: Km 76, direzione Cap 128°. Vi sono due partenze: i primi 50 nonché le prime 5 donne partono tre ore dopo il gruppo del quale faccio parte, alle 0910 il via, gli altri partiranno alle 1200. L´inizio viene preso con molto rispetto, i Km sono tanti e anche le difficoltà non sono poche: attraverseremo enormi pietraie intercalate da dune, dunette, terreni sabbiosi, laghi asciutti coperti di sale, letti di fiumi anche loro asciutti e anche un villaggio fatto di fango e paglia . Nelle stradine che percorriamo c´è gente, soprattutto bambini, che ci regalano il loro applauso. Sono i primi spettatori che incontriamo. Qualche minuto di distrazione e poi si ritorna nella solitudine. Siamo al Km 50, ne mancano “solo” 26 (ormai parliamo di Km come fossero noccioline), ma sono ancora tanti e, chiaramente sono sempre gli ultimi i più duri. Stringo i denti mentre il percorso si fa più sabbioso. Giuro che non andrò mai più alla spiaggia, ho la nausea della sabbia, in aggiunta ho visto e calpestato più pietre come mai prima e i piedi mi fanno un male terribile. Mi fermo a cambiarmi le calze sperando di trovare sollievo: tutto inutile, i Km si allungano sempre più, le spalle cominciano a dolermi e il sole sta calando. Al buio sarà ancora peggio. In lontananza scorgo le luci del bivacco, ormai ci siamo, mi dico, ma ci vorrà ancora più di un´ora prima di tagliare il traguardo. Che notte! Mentre cerco di trovare la giusta posizione per dormire almeno 5 minuti senza rigirarmi continuamente, penso a quelli che sono ancora in cammino, che non arriveranno che domattina o forse anche più tardi, forse giusto in tempo per ripartire per la Maratona del giorno dopo. Trovo un po' di conforto. Questa mattina i “Ialla Ialla” ci lasceranno in pace.La tenda è un luogo sacro, carico di emotività, di sensazioni, di amicizia, di piccole cose che altrove non avrebbero la minima I discorsi in tenda vanno dall´intellettuale al pornografico, dal volgare al religioso. Nel contempo le barbe sono cresciute, poiché, praticamente non ci si lava, i “profumi” si fanno più intensi. Siamo tutti sottoposti ad una trasformazione quasi animalesca. La teoria Darwiniana diventa sempre più di attualità e sempre più credibile! Alle ore 1700 arriva l´ultimo concorrente seguito dai due dromedari che hanno la funzione di "scopa” e siamo tutti al traguardo ad applaudirlo. Ci penso un poco: non conosco altro avvenimento sportivo dove si vada ad applaudire l´ultimo: è rinfrescante vedere lacrime nei suoi occhi (e non solo nei suoi).

Quinta tappa: 42,195 Km, la classica Maratona, direzione Cap 76°. Penso che quando preparavo una Maratona, che mi sembrava già il massimo, mi allenavo per mesi. Ora ne abbiamo già percorse più di quattro in altrettanti giorni. Se fossi solo penserei di essere pazzo, ma visto che siamo quasi 600! Il percorso è pianeggiante e, se non fosse per le distese di sassi che dobbiamo attraversare, relativamente facile. Ormai, si dice, chi è arrivato fin qui non si ferma più: oggi la famosa eccezione, ci sono stati due ritiri e in totale 37.Sdraiato in tenda provo a trarre un bilancio: sono soddisfatto, per quanto mi riguarda è andata bene, non ho del tutto raggiunto il mio obbiettivo, ma gli anni passano e il calo, mi rendo conto, è inevitabile. C´è chi sta peggio di me, osservo la coda davanti alla tenda medica, osservo numerosi concorrenti che si muovono zoppicando vistosamente, alcuni con l´ausilio di improvvisate stampelle. Ho visto che alcuni non hanno più pelle sotto la pianta dei loro piedi. Nonostante ciò domani saranno alla partenza e saranno al traguardo.
Sesta tappa: 20 Km, direzione Cap 219°. Quest´ultima tappa non cambia la classifica che ormai è consolidata, è sempre molto veloce ed è una volata trionfale per gli amici Marocchini che vincono meritatamente da sempre ed è un grande sospiro di sollievo per noi “Tapascioni dell´estremo”.L´avventura è finita. Una doccia, un letto, il ritiro dell' ambita e ben meritata maglietta Finisher, la tristezza di chi, per una ragione o per l´altra, non ce l' ha fatta, i sorrisi, le lacrime, i propositi di riprovarci e soprattutto le nuove amicizie, che ci legheranno nel tempo. Siamo tutti molto più umili e molto più ricchi di un´esperienza che solo si comprende dopo averla provata.Questa sera la premiazione. Routine, discorsi, applausi, trofei e ancora sorrisi e ancora lacrime. L´ultimo trofeo va al primario di cardiochirurgia dell´ospedale di Rabat dove il Marocchino Brahim è stato operato con successo alcune settimane fa. Brahim, è un “monumento” della MdS: è il solo ad aver partecipato a tutte le 18 edizioni precedenti. Qualche tempo fa, sul sito dell´Organizzazione era apparso uno scritto che chiedeva donazioni a favore di Brahim che non si poteva permettere un intervento al cuore. Ebbene, le donazioni arrivarono rapidamente e tale fu la meraviglia del chirurgo alla vista di tanta solidarietà che decise anche lui di donare. L´operazione venne fatta gratuitamente ed i soldi raccolti sono andati a Brahim e alla sua Famiglia permettendogli così una convalescenza tranquilla. Sono questi fatti che meglio riassumono ed evidenziano l´espressione e l´essenza più sublime della solidarietà del Marathon das Sables.
Grazie ragazzi

Maurizio De Angelis

4.1.07

QUALCHE INFORMAZIONI DELLA MARATHON DES SABLES


Quando si parla di deserto… si parla del deserto per antonomasia ,del Sahara perchè è il più conosciuto ed esteso ! Io ho avuto modo di esplorare una piccolissima parte del Sahara ,e pur trattandosi di oltre mille km percorsi a piedi , fa sorridere l’idea di pensare…..di averlo visitato trascurandone la sua estensione che è di oltre 9 milioni di km quadrati ,pari circa alle dimensioni dell’intera Europa.Attraversare da soli e a piedi con minimo appoggio logistico era il sogno degli antichi esploratori del deserto. Oggi generalmente si va in un posto per vedere cose di cui si conosce già l’esistenza attraverso i libri,televisione o guide. Inoltre la maggior parte dei turisti viaggia in gruppo accompagnati da fuoristrada e pertanto l’esperienza collettiva vissuta in un luogo diventa un processo condiviso che spesso si basa su elementi precodificati.Invece il poter viaggiare,rigorosamente a piedi, e per buona parte del viaggio da soli ripercorre i tempi del viaggiatore romantico che cercava la solitudine per godere l’esperienza di un luogo nuovo. Così nel 2004 ho portato a termine la Marathon Des Sables, la regina delle ultramaratone del deserto.Alla Marathon Des Sables si incontrano i soliti matti provenienti da tutto il mondo che alla fine dell’irripetibile esperienza nel bivacco berbero finiscono per scoprire quasi sempre di essere legati tra loro da forti affinità elettive.La marathon des sables si corre ogni anno in primavera in una successione quasi feroce di dune di sabbia,laghi disseccati e montagne nel deserto sahariano del Marocco,che costituisce l’antichissimo capolinea storico delle carovane del sale provenienti daTimbuctù.
P.S. Da notare nella prima foto in cui Leo sta spiegando ad un organizzatore il problema di un nostro compagno di viaggio, il quale infortunatosi durante il percorso non riusciva più a sostenere il carico del suo zaino.

1.1.07

ATLETA DELL'ANNO 2006



Congratulazioni all'atleta Gino che si è distinto dagli altri per aver corso svariate maratone (ROMA,MARATONA SULLA SABBIA ,BARCHI,GROTTAZZOLINA,MARATONA D'ITALIA, FIRENZE) con ottimi tempi . Grazie anche alla moglie Nadia che durante l' inverno ha sopportato il rumore del tapirulant . Da segnalare la maratona d' Italia in cui Gino ha conseguito il suo record personale:
505 pettorale MONDAINI GINO M ATLETICA FALCONARA AM 50 8° di categoria


3:25:43.20 Tempo finale 1:38:56.40 Tempo alla mezza BRAVO GINO

Foto inedite della serata TOMBOPIZZA 29/12/2006


E poi dicono che non ci divertiamo !!!!!!!!!!
con queste faccie

MA DOVE E' ANDATO A FINIRE ?


Ragazzi , ma dove è andato a finire ??? Non abbiamo più notizie del nostro amico compagno Pablo . Aveva detto con certezza che veniva stamattina al campo , ma come al solito ............buca

Pablo ricordati che ROMA si stà avvicinando , un allenamento alla settimana di trenta km non è sufficiente .

PABLO RITORNA.............
 

PRIMO ALLENAMENTO DELL'ANNO 01/01/2007

Come da tradizione gli atleti Falconaresi si sono riuniti per i classici auguri di inizio dell'anno vedi foto accanto ;
Gino,Mauro, Sandro dopo due gg. di febbre notate la sua faccia; ma vi sembra normale ??? Spadì, Ausili perchè non mi ricordo il nome,il mitico Spadaro, Maurizio Paoletti ,Mery, dietro Mery non mi ricordo il nome , il PRESIDENTE Renzo Dario, Daniele, Pizzolato Diego, IO ,Stefano prossimo iscritto, Capulli.
AUGURONI A TUTTI PER UN BUON 2007